Quando siamo andate a Firenze per FirenzeRivista abbiamo avuto la possibilità di stringere in mano un po’ di riviste belle, facendoci già un po’ di film in testa: tipo, vuoi non intervistare settepagine, per esempio? E infatti, eccola: siamo anche contente perché è una bellissima maniera per aprire il 2020!
Raccontateci in un tweet (ma di quelli da 140 caratteri) che cosa fa settepagine.
settepagine è una rivista cartacea semestrale dedicata alla narrativa breve, alla poesia e al mondo dell’illustrato.
Bon, adesso potete elaborare la risposta, se volete.
settepagine nasce con la s minuscola nell’aprile 2018, è giunta al suo quarto numero, a tema IL SALTO, che sarà pubblicato a cavallo tra il 2019 e il 2020. È la prima pubblicazione del marchio pièdimosca edizioni, casa editrice indipendente, pure lei con la minuscola, con particolare vocazione per il mondo dell’illustrato.
Ogni numero di settepagine ha un tema, non perché ci sembri necessario come prova di scrittura, ma perché ci piace creare piccoli mondi autonomi, e soprattutto perché ci piace vedere quanti punti di vista differenti possono caratterizzare una stessa tematica.
La rivista ospita racconti (inediti, di massimo 10mila battute), poesie, illustrazioni, ma anche fumetti e strisce sul tema.
Chi è che fa settepagine?
settepagine è curata dallo studio editoriale settepiani (sulla minuscola non c’è più bisogno di puntualizzare), ossia da Elena Zuccaccia e Costanza Lindi, che costituiscono il nucleo della redazione di settepagine.
La redazione – aiutata nella selezione e nella valutazione da un fidato comitato di lettura – procede alla selezione finale, all’editing dei racconti scelti per ogni numero e all’abbinamento tra autore e illustratore.
Ma alla fine in realtà, appunto, settepagine la fanno tutti gli autori e gli illustratori selezionati che scrivono e illustrano per il progetto. Senza di loro – tanti a rispondere fin dal principio – ovviamente non esisterebbe.
Qual è il vostro metodo di lavoro? Cosa fate perché funzioni?
Per ogni numero – una volta ogni sei mesi – apriamo una call, sia per autori che per illustratori.
La selezione dei testi e degli illustratori che rispondono alla call, come dicevamo, avviene tramite il confronto tra redazione e comitato di lettura.
I tempi di lavorazione variano da numero a numero, da testo a testo e da autore ad autore, ma proviamo a stare nelle scadenze che ci siamo immaginate per organizzare al meglio il lavoro. Di base, i sei mesi che dividono un numero dall’altro ci servono tutti.
La parte più interessante del lavoro è il confronto con gli autori: alcuni testi arrivano già pronti per la pubblicazione, su altri c’è del lavoro da fare e ogni autore, finora, è sempre stato entusiasta e disponibile rispetto al lavoro da fare insieme.
La rivista per noi settepiani, che siamo anche parte della casa editrice che la pubblica, è anche luogo di scouting e scoperta. settepagine ci ha permesso infatti di realizzare le prime due pubblicazioni della casa editrice: CICERO | Guida illustrata alle figure retoriche è un’opera di Lucia Biancalana, illustratrice del numero uno della rivista; e QUARANTA COSE INESISTENTI, raccolta di racconti per bambini scritti da bambini, è illustrata da Camilla Zaza, illustratrice del numero uno, e curata da Carlo Sperduti, autore del numero zero e del numero tre. Carlo è anche libraio, presso la libreria indipendente Mannaggia – Libri da un altro mondo a Perugia.
Un altro aspetto divertente è poi la fase in cui si porta in giro la rivista, tra presentazioni e piccole fiere. Così si crea il legame tra noi, gli autori, le altre riviste, e le librerie indipendenti – fondamentali per una realtà come la nostra.
Ipotizziamo che abbiate un budget a disposizione, che però non copre tutte le voci di spesa che ci sono. Dopo le cose tecniche (server, dominio, stampe, quelle cose pratiche) a cosa date priorità?
Il primo numero della rivista, il numero zero, è stato possibile grazie a un crowdfunding. Da quel momento in poi, ogni numero finanzia il successivo, coprendo le cose tecniche e pratiche che nomini, perlopiù i costi di stampa e quelli relativi all’organizzazione di presentazioni e partecipazione alle piccole fiere dedicate – a volte non tutti, certo.
Non esce un guadagno dalla rivista, l’editore reinveste tutti i ricavi nei numeri successivi, ma si sostiene più o meno da sola, e ci sembra già bellissimo.
Se avessimo un vero bugdet a disposizione, la prima cosa che faremmo sarebbe pagare tutti quelli che lavorano alla rivista, dal comitato di lettura, alla redazione, agli autori e illustratori.